13 Sep Un concerto “esperienziale”
L’opera Timber di Micheal Gordon, in programma al teatro Puccini il 26 marzo per il festival Sentieri Selvaggi, è qualche cosa di più di una performance musicale. Talmente oltre che ho trovato difficoltà nel seguire la musica da una poltrona di fronte ad un palcoscenico. Non che ci fosse da ballare, ma non credo neppure di aver partecipato a un ascolto il cui interesse primo fosse il “vedere” un concerto. Interessante e coinvolgente la gestione del suono sia acustico che elettronico. Tanto più coinvolgente e interessante quanto più l’esperienza uditiva poteva essere svincolata da un vedere piuttosto privo di interesse (beninteso, non per responsabilità di qualcuno piuttosto per una oggettiva realtà). Ecco, quindi, che le poltrone di un teatro, il palcoscenico e l’idea di un light design mi sono apparse in opposizione a questa necessita’ dell’ascolto quale percezione fondante dell’immaginario. Quale può essere la paura nel lasciare l’esistenza della nostra immaginazione in balia totale dell’orecchio? Perché continuare a negare la priorità definitiva dell’ascolto nell’esperienza musicale? Ma siano consapevoli della centralità del suono nell’esistenza della singola umanità?
Del resto quando Gordon, durante la presentazione, paragonava la sua musica ad un ambiente e non a un racconto, invitava l’audience a vivere l’esperienza dello spazio in se’ (forse una casa?) e non controllarene i dettagli o verificarne le dimensioni. Certo e’ che oggi, saper ascoltare, rimane purtroppo un privilegio non così diffuso.
Sarebbe importante, per tutti, un confronto di ascolto sincero.
Walter Prati